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In itinere, siamo sulla buona strada

Pedalare è bene, tutelati è meglio. I ciclisti urbani che si recano al lavoro in bicicletta devono poterlo fare nelle migliori condizioni possibili: non solo attraverso percorsi sicuri per muoversi in città, ma anche con il diritto di rimborso da parte dell’Inail in caso di infortunio durante il tragitto. Al momento in Italia esistono alcuni paletti – radicati nelle pieghe di testi e codici vecchi, ma in fase di aggiornamento – per cui il riconoscimento dell’infortunio in itinere in bicicletta, ai fini dell’indennizzo, deve rispettare una serie di parametri che di fatto penalizzano chi pedala e, nei molti casi in cui la bici venga considerata come mezzo “non necessitato”, il rimborso non scatta.
Pochi giorni fa dalla Commissione Ambiente del Senato è arrivata una buona notizia per gli habitués del bike-to-work, ciclisti quotidiani per scelta che salgono in sella sfidando il traffico motorizzato e zigzagando tra le buche: è stato approvato un emendamento al ddl Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2014, presentato dal relatore Stefano Vaccari (Pd), che introduce il cosiddetto infortunio in itinere (rimborsato dall’Inail) anche per chi usa la bici negli spostamenti casa-lavoro, come riporta un informato resoconto di Fabio Napoli per l’Agenzia Public Policy.
Quella del riconoscimento dell’infortunio in itinere per i ciclisti è una storica battaglia della Fiab (Federazione Italia Amici della Bicicletta) che già nel 2007 aveva elaborato una proposta di legge, con oltre 10mila firme raccolte, per chiedere che “l’infortunio occorso al lavoratore che si reca al lavoro in bicicletta sia sempre riconosciuto”, mentre a tutt’oggi lo è soltanto in alcuni casi. Nel 2012 si sono uniti alla campagna anche l’ECF e il movimento Salvaiciclisti e i contenuti sono stati ripresi dai parlamentari dell’Intergruppo parlamentare Mobilità Nuova – Mobilità Ciclistica e in particolare dagli onorevoli Diego Zardini e Paolo Gandolfi che, insieme con altri 24 deputati, hanno presentato una proposta di legge per promuovere l’uso della bicicletta per recarsi al lavoro.
Una nota della Fiab riporta che l’emendamento del senatore Vaccari “aggiunge un comma all’articolo che stanzia 35 milioni nel 2015 per il programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro”. Quanto alla copertura finanziaria, la relazione tecnica chiarisce che per le casse dell’Inail la novità dovrebbe costare circa 100 milioni di euro annui “senza necessità di alcun onere aggiuntivo a carico delle aziende e della fiscalità generale”. E così il provvedimento è stato approvato il 21 maggio con il parere favorevole della Commissione Bilancio. Ora si attende solo il ritorno alla Camera per l’approvazione definitiva, probabilmente dopo l’estate. Siamo sulla buona strada: il riconoscimento dell’infortunio in itinere consoliderà i diritti dei ciclisti urbani, protagonisti del cambiamento e fautori della mobilità nuova.

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